top of page

Perché il Brand non passa mai di moda (e perché dovresti investirci adesso)

  • Immagine del redattore: Dario Nava
    Dario Nava
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Sono Dario Nava, videomarketer e fondatore di Video per i Social, e oggi voglio portarti con me in un ragionamento profondo, che nasce da una conversazione con un ospite davvero speciale: Marco Apadula, esperto di brand strategy e brand design.Insieme, abbiamo toccato un tema che mi sta particolarmente a cuore: l’importanza del branding oggi, soprattutto in un’epoca in cui tutto cambia a una velocità spaventosa.

Se c’è una cosa che ho imparato in questi 10 anni di lavoro sul campo con aziende e professionisti, è questa: il prodotto può cambiare, il mercato si evolve, i canali si moltiplicano…Ma il brand, se è costruito bene, resta. Ed è l’unica cosa che ti protegge nel lungo periodo.


Il brand non è il tuo logo

Partiamo da un fraintendimento comune: il logo non è il brand. È un simbolo, un elemento visivo, certo. Ma un brand è tutto quello che rappresenti, ciò che prometti, ciò che fai percepire. Come afferma Marco il logo può dire "faccio gelati", ma è il brand che ti fa scegliere una gelateria piuttosto che un’altra.

Il branding è identità, non estetica. E quando comunichi bene la tua identità – i tuoi valori, la tua unicità, la tua visione – stai creando una relazione. E da quella relazione nascono empatia, fiducia e scelte di acquisto.


Personal brand o brand aziendale?

Spesso mi chiedono: "Ma devo lavorare sul mio personal brand o sul brand aziendale?" La verità è che non esiste una risposta unica. Dipende da te, dalla tua struttura e dalla tua visione.

Il personal brand è più diretto, empatico, umano. È perfetto per liberi professionisti o imprenditori che sono il volto stesso del loro business.

Il brand aziendale, invece, è un’entità a parte, che può e deve vivere indipendentemente dalla persona che l’ha creata. Ma attenzione: anche un’azienda ha bisogno di un’identità coerente, riconoscibile, credibile. E, come ci siamo detti nel podcast, oggi è fondamentale umanizzare le aziende per costruire relazione con clienti e dipendenti.


Branding = selezione

Una cosa che mi ha colpito molto è la definizione di branding come meccanismo di selezione. Un buon branding non serve a piacere a tutti. Serve a fare chiarezza: questo sono io, questi sono i miei valori. Chi si riconosce, si avvicina. Chi non si ritrova, gira alla larga. Risultato? Meno richieste inutili, più clienti in target. Più efficacia, meno dispersione.

E tutto questo si riflette anche nel rapporto con i dipendenti: le aziende che comunicano bene i loro valori attirano collaboratori più motivati, allineati, coinvolti.


I colori, le parole, la percezione

Nel podcast abbiamo anche parlato del potere dei colori, delle scelte visive, della coerenza culturale.

Ogni dettaglio nella costruzione di un brand è comunicazione. E ogni elemento – dal logo alla voce, dai valori ai contenuti – genera una percezione. E quella percezione è ciò che fa la differenza tra un’azienda qualunque e un brand che si fa ricordare.


E tu, stai indossando la tua maglia?

Ti lascio con una riflessione che ci ha accompagnato nel corso della puntata: indosseresti la maglia della tua azienda con orgoglio? Se la risposta è no, forse è il momento di fermarsi e capire come vuoi davvero essere percepito, come professionista o come impresa.

Perché, lo ripeto:

Il brand non passa mai di moda. È il tuo alleato più forte nel lungo periodo.

Se vuoi ascoltare l’intervista completa con Marco Apadula e approfondire questi concetti con esempi reali, puoi farlo qui nel podcast.



Vuoi capire come costruire un brand solido e coerente, ti invito a scoprire il lavoro che facciamo con Video per i Social. Parliamone! Perché il tuo valore merita di essere comunicato bene.


 
 
 

Commenti


bottom of page